Situazione esplosiva in Libia. Il Governo al-Sarraj vuole chiudere i centri di detenzione dei migranti. Migliaia potrebbero tornare liberi

Situazione esplosiva in Libia. Dopo il raid aereo di ieri, che ha colpito un centro di detenzione per migranti illegali vicino Tripoli, ora il Governo di Accordo Nazionale libico di Fayez al-Sarraj (nella foto) “sta valutando la chiusura di tutti i centri di detenzione dei migranti e del rilascio di tutti i detenuti in Libia, con l’obiettivo di garantire la loro sicurezza”. A scriverlo è The Libya Observer citando le parole del ministro dell’Interno, Fathi Bashagha. Il bombardamento sul centro di detenzione di Tagiura, avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì, secondo il rapporto pubblicato in mattinata dalle Nazioni Unite, ha provocato la morte di almeno 53 persone e il ferimento di altre 130.

Secondo una recente stima fornita dall’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, l’eventuale chiusura dei centri di detenzione per migranti in Libia potrebbe riguardare 6-7.000 persone, di cui 3.000 a Tripoli. Anche l’Esercito nazionale libico, guidato dal generale Khalifa Haftar, si è detto pronto a “sostenere l’azione del governo Serraj” per rilasciare i migranti rinchiusi nei centri di detenzione. Il portavoce dell’Esercito di Haftar, Ahmed al Mismari, ha scritto sulla sua pagina Facebook che “gli ultimi rapporti dell’Onu dimostrano che le milizie usano i migranti come scudi umani per accusare poi l’Esercito nazionale. La missione dell’Onu e il cosiddetto Governo di Tripoli hanno la responsabilità di fornire la sicurezza a queste persone e liberarle dalla presa delle milizie. Noi siamo pronti per liberarle all’istante”.

Preoccupazione comune, per la guerra civile in Libia e il conseguente ritorno del terrorismo islamico battuto in Siria, è stata riferita da fonti del Quirinale a margine del colloquio tra il presidente Sergio Mattarella e il presidente russo Vladimir Putin. E’ stata anche evidenziata, hanno riferito le stesse fonti, l’importanza della stabilità libica per l’Italia e per l’Europa. Da parte russa si è sottolineata la diversa posizione dei Paesi vicini sulla soluzione politica. E’ stato anche evidenziato come in questa fase i combattimenti in Libia siano in una fase di stallo. Da parte italiana si è messa in evidenza la necessità che riprenda il lavoro dell’inviato dell’Onu Ghassan Salamè.

Il tema della Libia è stata affrontato anche nel corso del successivo bilaterale tra Punti e il premier Giuseppe Conte. Con il presidente russo, ha detto il premier italiano, “abbiamo condiviso il convincimento che l’equilibrio instabile possa innescare una escalation che avrebbe ripercussioni sulla sicurezza delle infrastrutture energetiche” e abbiamo “convenuto sull’esigenza di sostenere il ruolo dell’Onu e lavorare per ottenere un rapido cessate il fuoco e il ritorno al tavolo negoziale”. Per Conte serve un “processo inclusivo” per ottenere l’obiettivo della “cessazione immediata delle ostilità e la stabilizzazione della Libia”.  “Invito al-Sarraj – ha aggiunto il presidente del Consiglio – ad assumersi le sue responsabilità e a fare di tutto perché non esplodano crisi umanitarie”.