Non mi aspettavo molto dal Papa statunitense, ma la sua timidezza sugli eccidi di Gaza mi indigna. Ha detto che prega tutti i giorni per Charlie Kirk, un discusso personaggio che è stato assassinato, prima di riuscire a dire che il riconoscimento dello Stato palestinese potrebbe aiutare.
Nuccia Bernabei
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Gentile lettrice, le racconto un episodio. Ero davanti alla tv e ascoltavo il discorso Urbi et Orbi del Papa. All’inizio ero un po’ annoiato, anzi m’era venuto sonno, ma a un certo punto sento delle frasi che mi scuotono e mi stupiscono: sento un discorso vibrante, gigantesco, che esce dalla bocca del Papa: “Non ci sono parole umane per il massacro che si compie a Gaza. Solo il demonio potrebbe descrivere un tale bagno di sangue: sangue di innocenti, di uomini, donne, bambini, creature amatissime di Dio, crudelmente assassinate o lasciate morire per fame. Israeliti, figli di Dio, vi imploro, vi intimo, fermate la mano omicida o i frutti dell’ira vi distruggeranno. Lasciate la vita alla vita. Abbandonate le valli dell’inferno, o la mano del Signore vi spazzerà via come fuscelli nel deserto”. Stupito da un così grandioso discorso, chiedo a chi era vicino a me: “Ma chi è quell’uomo?” Mi rispondono: “Ma come? Non lo conosci? È Papa Leone quindicesimo… un vero leone, uomo santo come pochi, di coraggio non comune”. In quel momento mi sono svegliato e ho sentito la voce di Leone, il quattordicesimo però, che in tv che diceva: “Cari fratelli, care sorelle, preghiamo per la pace nel mondo…”. Le solite frasi sonnifere. Allora ho capito che mi ero addormentato. Era stato un sogno. Per un Leone degno del nome bisognerà aspettare un secolo o due, penso.