La Sveglia

Global Sumud Flotilla, diario di bordo #28

Nelle ultime 24 ore almeno 83 palestinesi sono stati uccisi in raid israeliani che hanno colpito aree vicine a ospedali ancora operativi, tra cui Al-Shifa e Al-Ahli. In una sola giornata le aree sanitarie si sono trasformate in zone di morte, con parti effettuati per strada e medici che operano senza strumenti.

La morte segna una media di circa 1.500 vittime al mese; tra queste, dal 50 al 70 per cento sono donne e bambini. Le 36 strutture mediche della Striscia sono state colpite almeno 720 volte, con 920 decessi legati direttamente a quegli attacchi. In quasi due anni di conflitto, praticamente ogni ospedale è stato danneggiato o distrutto.

Come può fermarsi la Global Sumud Flotilla? Dopo le avarie e gli attacchi con droni che hanno costretto alcune imbarcazioni a fermarsi, le unità rimaste in mare hanno redistribuito gli equipaggi e potenziato i sistemi di navigazione. La rotta è tracciata verso la zona più pericolosa, con nuove barche pronte a unirsi da porti del Mediterraneo. Mancano pochi giorni. 

A Roma la delegazione italiana ha avuto contatti il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha parlato di “rischi drammatici” nel tentativo di forzare il blocco. Dall’altra parte i partiti di opposizione hanno ricevuto gli attivisti ribadendo che il diritto agli aiuti umanitari non può essere subordinato a calcoli diplomatici.

Qualcuno riduce la missione a un’operazione politica. Lo è, certo. Perché non c’è nulla di più politico che pretendere che vengano sfamati gli affamati, curati i malati, liberati gli oppressi. Quando chiedi diritti fondamentali, non fai propaganda: chiedi giustizia.