Beni confiscati alle mafie, il governo si dimentica dei fondi

Dopo i 300 milioni sottratti dal Pnrr, sui beni confiscati alle mafie tutto si è fermato: il governo si è dimenticato dei fondi.

Beni confiscati alle mafie, il governo si dimentica dei fondi

In Italia esiste un serio problema di gestione dei beni confiscati alla criminalità e se non fossimo allucinati dalle missioni effimere stile Caivano forse sarebbe il caso di parlarne. Ad agosto di quest’anno è stato dato alle fiamme un terreno confiscato all’ex capo di Casalesi Francesco Schiavone, detto Sandonkan. In provincia di Caserta ci sono stati altri due incendi in terreni confiscati, come anche in Calabria, mentre non si contano le intimidazione e i danneggiamenti.

Eppure sui beni confiscati pesa la decisione vigliacca del governo di cancellare fondi del Pnrr per i beni sottratti alle mafie in Italia. Un problema di cuii non si parla, al punto che Libera, Cgil, Avviso Pubblico, Legambiente, Arci e Acli hanno scritto una lettera al ministro competente per il Pnrr, Raffaele Fitto.

Beni confiscati alle mafie, tutto tace

Il motivo è avere chiarimenti sulla cancellazione del bando e sul reperimento di risorse alternative a copertura di quanto presentato nell’ambito dell’Avviso: “Dopo la decisione del Governo dello scorso luglio di cancellare con un tratto di penna i 300 milioni di euro previsti dal Pnrr per la rifunzionalizzazione e la valorizzazione dei beni confiscati, e dopo l’approvazione della quinta rata del Pnrr da parte dell’Unione europea, chiediamo al ministro di poter avere chiarimenti sull’avanzamento del bando e sul reperimento di risorse alternative a copertura di quanto presentato nell’ambito dell’Avviso. Chiediamo che vengano presentate le misure attraverso le quali saranno tutelate le Amministrazioni comunali che stanno portando avanti le proposte progettuali attraverso gare d’appalto e aggiudicazioni, e con le quali si darà sostegno a tutti i progetti risultati vincitori del bando. In un clima di forte crisi economica e sociale del nostro Paese, il rischio che alcuni Comuni possano incorrere in procedure di dissesto o di incertezza finanziaria non è accettabile”.

Un regalo ai clan

“Le norme sull’attacco ai patrimoni mafiosi e sul riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie hanno compiuto, in questo 2023, rispettivamente 41 e 27 anni. La cancellazione del finanziamento di circa 300 milioni di euro previsti dal Pnrr per la rifunzionalizzazione e la valorizzazione dei beni confiscati, fondi definanziati dal Ministro Fitto e che sarebbero poi dovuti arrivare da ulteriori provvedimenti di cui ancora non c’è traccia, rischia di essere un freno all’avanzamento della lotta alle mafie e alla corruzione – ricordano le associazioni che hanno sollevato il caso.

Parliamo di 300 milioni di euro per la realizzazione di 200 progetti nelle otto Regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia). Nel dicembre 2022 vi è stata l’approvazione con decreto di una graduatoria e relativi finanziamenti. L’iter è proseguito con ulteriori adempimenti tecnici dell’Agenzia, fino all’approvazione del Decreto del 19 dicembre 2022, che ha approvato le graduatorie e i finanziamenti, poi integralmente sostituito da un successivo decreto del 21 marzo 2023. ll 27 luglio 2023 il ministro Fitto ha presentato la proposta di revisione del Pnrr, per un totale di 15,89 miliardi di euro. Una serie di misure sono state definanziate completamente, tra cui quella relativa alla ‘Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie’. L’annuncio del governo di intervenire non è stato seguito da nessun documento ufficiale. Anzi, l’Agenzia per la Coesione prosegue l’iter amministrativo con una serie di atti formali. La lotta alle mafie rimane relegata al prossimo intervento ad “alto impatto” ma bassa resa.