Diatriba tra Cio e Governo. Preoccupa il silenzio del mondo dello Sport. Parla l’ex primatista mondiale di salto triplo, Gentile: “Così l’Italia rischia di fare una brutta figura”

“Mi sono meravigliato e mi meraviglio tutt’ora che sia il Cio a fare queste osservazioni e non il mondo sportivo italiano che avrebbe dovuto mostrare il proprio disappunto per essere stato defraudato del proprio passato e della propria cultura”. Nella diatriba tra Cio e Governo, Giuseppe Gentile, ex dirigente del Coni ed ex primatista mondiale di salto triplo, di certo non usa giri di parole.

Il Cio sostiene che la riforma Giorgetti mina l’indipendenza delle federazioni. È d’accordo?
“Sostanzialmente sì. A dire il vero non toglie potere alle federazioni ma i soldi che, dopo, verserà loro con criteri diversi da quelli odierni. In qualche maniera il Cio, con un linguaggio diplomatico, ci sta dicendo che lo Stato si è appropriato dello sport sotto tutti i punti di vista. Mi viene da pensare che le persone che sono state messe nei posti di responsabilità, sono dotate di grande esperienza amministrativa ma forse di sport ne sanno poco”.

Il modello proposto prevede la creazione dell’ente Sport e Salute, svuotando il Coni dei fondi che ora gestisce. Così il Coni non perderebbe la propria utilità?
“Per quanto riguarda i rapporti con il Cio, il Coni non potrà mai essere superfluo. Tuttavia con questo modello diventerebbe un ente inutile per l’Italia perché è quello che gestisce lo sport ma anche il suo passato e il suo futuro. Tutte cose che andrebbero perse”.

Il Cio ci è andato giù pesante minacciando la sospensione dell’affiliazione del Coni. Se dovesse accadere, quali sarebbero le conseguenze per l’Italia?
“È chiaro che il Cio vuole che vengano rispettate le sue regole ma sarebbe un grosso problema anche per loro dover escludere una nazione importante come l’Italia. Spero sia solamente una minaccia per riportare il nostro Paese ad un rapporto corretto con le altre nazioni e quindi con il Cio. In ogni caso la conseguenza più eclatante potrebbe essere l’esclusione dell’Italia dalle Olimpiadi. Ma c’è da dire anche che venire esclusi dall’istituzione che gestisce lo sport in tutto il mondo, sarebbe un bel danno d’immagine”.

Il Governo ha detto che recepirà le obiezioni sollevate con i decreti attuativi. Se fosse il presidente del Cio, si fiderebbe?
“Se mi dessero una risposta del genere, mi incazzerei. Così si rimanda a una decisione posteriore e futura, dall’esito tutt’altro che scontato. Guardi a mio modo di vedere è necessario che lo Sport diventi padrone della propria cultura, delle proprie idee e del proprio passato, perché mi sembra ci si stia dimenticando un po’ tutto”.

La crisi dello sport italiano si ripercuote anche nelle competizioni internazionali. Nascono meno campioni e viviamo sempre più nel ricordo di gesta eroiche del passato. C’è una carenza del Coni sul fronte della promozione sportiva?
“Ci sono federazioni che continuano ad avere risultati di ottimi livello, altre meno. Il discorso si dovrebbe allargare ipotizzando che il Coni non abbia fatto delle cose che potevano essere di patrimonio comune per tutti. Ad esempio la promozione dello sport non andrebbe lasciata alle singole federazioni. Un tempo c’erano i Giochi della gioventù ma sono stati cancellati. Perché? Partecipavano tutti gli sport, ben lieti di farlo. Un altro esempio è la ricerca. Se uno sport ha condotto degli studi per l’aumento della forza, non li condividerà. Ma se il Coni prendesse questo cerino in mano, facendo diventare l’argomento patrimonio comune, non sarebbe meglio?”.