Discorso di fine anno del presidente Mattarella a rete unificate: “Riconoscere la complessità, esercitare le responsabilità delle scelte “

Discorso di fine anno del presidente Mattarella a rete unificate: Messaggio augurale ricolto alla nazione per questo fine 2022.

Discorso di fine anno del presidente Mattarella a rete unificate: “Riconoscere la complessità, esercitare le responsabilità delle scelte “

Discorso di fine anno del presidente Sergio Mattarella a rete unificate. Il Capo dello Stato pronuncia il suo saluto augurale alla nazione con diversi tempi attuali ed importanti in un 2022 complicato e che ha visto un nuovo Parlamento essere eletto. Diversi i temi toccati: da quelli politici a quelli sociali. Ha salutato anche papa Francesco, esprimendo le sue condoglianze per la morte del papa emerito Benedetto XVI riferendosi al tema della pace. “Alla pace esorta costantemente Papa Francesco. Rivolgo con grande affetto, un saluto riconoscente esprimendogli il sentito cordoglio dell’Italia per la morte del Papa emerito Benedetto sedicesimo”.

Discorso di fine anno del presidente Mattarella a rete unificate

Il Capo dello Stato, appena guarito dal Covid e dopo la rielezione del gennaio scorso, che lo ha visto rimanere al Colle, pronuncia il suo primo saluto augurale alla nazione del nuovo settennato, ma che in realtà è l’ottavo dal 2015.“Cari concittadine e concittadini, è stato un anno intenso quello dello scorso anno. La novità di quest’anno è la nascita del nuovo governo guidato per la prima volta da una donna”, è stato il saluto di Mattarella nelle sue prime ultime parole del 2022 ai cittadini italiani.

“Nell’arco di pochi anni si sono alternati al governo pressoché tutte le forze politiche presenti in Parlamento in diverse coalizioni parlamentari. Quanto avvenuto le poste, tutte in tempi diversi di fronte alla necessità di misurarsi con le difficoltà del governare. Riconoscere la complessità, esercitare la responsabilità delle scelte. Confrontarsi con i limiti imposti da una realtà sempre più caratterizzata da fenomeni globali. Dalla pandemia alla guerra, dalla crisi energetica a quella alimentare. Dai cambiamenti climatici ai fenomeni migratori. La concretezza della realtà ha così convocato ciascuno alla responsabilità. Sollecita tutti ad applicarsi all’urgenza di problemi che attendono risposte. La nostra democrazia si è dimostrata dunque ancora una volta una democrazia matura, compiuta. Anche per questa esperienza, da tutti acquisita, di rappresentare governare un grande paese. E questa consapevolezza, nel rispetto della dialettica tra maggioranza e opposizione. Che induce a una comune visione del nostro sistema democratico, ha rispetto di regole che non possono essere disattese. Del ruolo di ciascuno nella vita politica della Repubblica”.

Mattarella: “Il 2022 è stato l’anno della folle guerra”

Un altro dei temi toccati è stato ovviamente quello della guerra scoppiata in Ucraina: “Nel 2022 è stato l’anno della folle guerra scatenata dalla Federazione russa. La risposta dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente è stata un pieno sostegno al paese aggredito e al popolo ucraino. Che con coraggio sta difendendo la propria libertà e i propri diritti. Se questo è stato l’anno della guerra, dobbiamo concentrare gli sforzi affinché il 2023 sia l’anno della fine dell’ostilità. Nel silenzio delle armi del fermarsi di questa disumana scia di sangue, di morti, di sofferenze. La pace è parte fondativa della identità europea. Fin dall’inizio del conflitto, l’Europa cerca spiragli per aggiungerla nella giustizia e nella libertà.  Riprova profonda tristezza per le tante vite umane perdute. E perché ogni giorno vengono distrutte case, ospedali, scuole, teatri, trasformando città e paesi in un cumulo di rovine. Vengono bruciate quantità di risorse finanziarie che, se destinate alla fame nel mondo, alla lotta alle malattie o alla povertà, sarebbero di sollievo per l’umanità. Di questi ulteriori gravi danni, la responsabilità ricade interamente sul l’aggressore e non su chi si difende o su chi aiuta a difendersi. Pensiamo oggi. Se l’aggressione avesse successo, altre la seguirebbero con altre guerre dai confini imprevedibili. Non ci rassegniamo a questo presente. Il futuro non può essere questo. La speranza di pace è fondata anche sul rifiuto di una visione che fa tornare indietro la storia. Di un oscurantismo fuori dal tempo e dalla ragione. Si basa soprattutto sulla forza della libertà. Sulla volontà di affermare la civiltà dei diritti. Qualcosa che è radicato nel cuore delle donne e degli uomini. Ancor più forte nelle nuove generazioni. Lo testimoniano le giovani dell’Iran, con il loro coraggio, le donne afghane che lottano per la loro libertà. Quei ragazzi russi che sfidano la repressione per dire il loro no alla guerra. Gli ultimi anni. Sono stati duri. Quel che abbiamo vissuto ha provocato o ha aggravato, sofferenze sociali, fratture, povertà”.

Il Presidente: “Un anno di insegnamento e difficile”

“Dal Covid, purtroppo non ancora sconfitto definitivamente abbiamo tratto insegnamenti da non dimenticare. Abbiamo compreso quella scienza, le istituzioni civili, la solidarietà concreta che sono risorse preziose di una comunità. E tanto più sono efficaci quanto più sono capaci di integrarsi. Quindi sostenersi a vicenda quanto più producono fiducia e responsabilità nelle persone. Occorre operare affinché quel presidio insostituibile di unità del paese, rappresentato dal servizio sanitario nazionale, si rafforzi. Ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni concreti nel territorio in cui vive. So bene quanti italiani affrontano questi mesi con grandi preoccupazioni. L’inflazione, i costi dell’energia, le difficoltà di tante famiglie e imprese, l’aumento della povertà e del bisogno. La carenza di lavoro sottrae diritti e dignità. Ancora troppo alto il prezzo che paghiamo alla disoccupazione e alla precarietà. Allarma soprattutto la condizione di tanti ragazzi in difficoltà. La povertà minorile. Dall’inizio della crisi globale 2008, oggi è quadruplicato. Le differenze legate a fattori sociali, economici, organizzativi, sanitari tra i diversi territori del nostro paese, tra nord e meridione, per le isole minori, per le zone interne, creano ingiustizie, feriscono il diritto all’uguaglianza. Ci guida ancora una volta la Costituzione. Laddove prescrive che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone, la loro piena realizzazione senza distinzioni. La Repubblica. Siamo tutti noi insieme. Lo stato delle sue articolazioni, le regioni, i comuni, le province. Le istituzioni, il governo e il Parlamento, le donne e gli uomini che lavorano nella pubblica amministrazione, i corpi intermedi, le associazioni. La vitalità del terzo settore, la generosità del volontariato. La Repubblica, la nostra patria è costituita dalle donne e dagli uomini che si impegnano per le loro famiglie. La Repubblica e nel senso civico di chi paga le imposte, perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune. La Repubblica è nel sacrificio di chi, indossando una divisa, rischia per garantire la sicurezza di tutti, in Italia come in tante missioni internazionali. La Repubblica e nella fatica di chi lavora. E nell’ansia di chi cerca il lavoro. Nell’impegno di chi studia. Nello spirito di solidarietà di chi si cura del prossimo. Nell’iniziativa di chi fa impresa e crea occupazione. Rimuovere gli ostacoli è un impegno da condividere che richiede unità di intenti, coesione, forza morale. E grazie a tutto questo quell’Italia ha resistito e ha ottenuto risultati che inducono alla fiducia. La nostra capacità di reagire alla crisi generata dalla pandemia è manifestata dall’importante crescita economica che si è avuta nel 2021 e nel 2022. Le nostre imprese, a ogni livello, sono state in grado, appena possibile, di ripartire con slancio. Hanno avuto la forza di reagire e spesso di rinnovarsi. Le esportazioni dei nostri prodotti hanno ottenuto e sono anzi aumentate”.

Mattarella guarda all’energia e al digitale

Il Capo dello Stato si è soffermato anche sui temi dell’energia e del digitale. “L’Italia è tornata in brevissimo tempo a essere meta di migliaia di turisti da ogni parte del mondo. La bellezza dei nostri luoghi e della nostra natura ha ripreso a esercitare una formidabile capacità attrattiva. Dunque ci sono ragioni concrete che nutrono la nostra speranza. Ma è necessario uno sguardo d’orizzonte. Una visione del futuro. Pensiamo alle nuove tecnologie. A risultati straordinari della ricerca scientifica della medicina. Alle nuove frontiere dello spazio. All’esplorazione sottomarina. Scenari impensabili fino a pochi anni fa e ora davanti a noi. Sindaco globali sempre. Perché la modernità, con il suo continuo cambiamento a essere globale. Ed è in questo scenario. Per larghi versi inedito, che misuriamo il valore e l’attualità delle nostre scelte strategiche. L’Europa, la scelta occidentale, le nostre alleanze. La nostra primaria responsabilità nell’area che definiamo Mediterraneo allargato. Il nostro rapporto privilegiato con l’Africa. Dobbiamo stare dentro il nostro tempo, non in quello passato con intelligenza e passione. Per farlo dobbiamo cambiare lo sguardo con cui interpretiamo la realtà. Dobbiamo imparare a leggere il presente con gli occhi di domani. Pensare e di rigettare il cambiamento di rinunciare alla modernità non è soltanto un errore, è anche un’illusione. Il cambiamento va guidato, l’innovazione va interpretata per migliorare la nostra condizione di vita, ma non può essere rimossa. La sfida piuttosto è progettare il domani con coraggio. Mettere al sicuro il pianeta e quindi il nostro futuro. Il futuro dell’umanità significa affrontare anzitutto con concretezza la questione della transizione energetica. L’energia è quel che permette alle nostre società di vivere e di progredire. Il complesso lavoro che occorre per passare dalle fonti tradizionali inquinanti e dannose per salute, ambiente alle energie rinnovabili rappresenta la nuova frontiera dei nostri sistemi economici. Non è un caso se su questi temi e in particolare per l’affermazione di una nuova cultura ecologista, registriamo la mobilitazione e la partecipazione da parte dei tanti giovani. L’altro cambiamento che stiamo vivendo e di cui forse fatichiamo tuttora a comprendere la portata riguarda la trasformazione digitale. L’uso delle tecnologie digitali ha già modificato le nostre vite, le nostre abitudini. Le nuove generazioni vivono già pienamente questa nuova dimensione. La quantità e la qualità dei dati, la loro velocità possono essere elementi posti al servizio della crescita delle persone e delle comunità. Possono consentire di superare arretratezze e divari, di semplificare la vita dei cittadini e di modernizzare la nostra società. Occorre compiere scelte adeguate, promuovendo una cultura digitale che garantisca le libertà dei cittadini. Il terzo grande investimento sul futuro e quello sulla scuola, l’università, le ricerca scientifica. È lì che prepariamo i protagonisti del mondo di domani. Lì che formiamo le ragazze e i ragazzi che dovranno misurarsi con la complessità di quei fenomeni globali che richiederanno competenze adeguate che oggi non sempre riusciamo a garantire. Il piano nazionale di ripresa e resilienza spinge l’Italia verso questi traguardi. Non possiamo permetterci di perdere questa occasione, lo dobbiamo ai nostri giovani e al loro futuro”.

Messaggio ai giovani

“Parlando dei giovani, vorrei per un momento rivolgermi direttamente a loro. Siamo tutti colpiti dalla tragedia dei tanti morti sulla strada. Troppi ragazzi perdono la vita di notte per incidenti d’auto a causa della velocità, della leggerezza, del consumo di alcol o di stupefacenti. Quando guidate avete nelle vostre mani la vostra vita e quella degli altri, non distruggetela per un momento di imprudenza, non cancellate il vostro futuro. Cari concittadine e cari concittadini, guardiamo al domani con uno sguardo nuovo. Guardiamo al domani con gli occhi dei giovani. Guardiamo i loro volti, raccogliamo le loro speranze, facciamo le nostre. Facciamo sì che il futuro delle giovani generazioni non sia soltanto quel che resta del presente, ma sia il frutto di un esercizio di coscienza da parte nostra. Sorgendo, la pretesa di scegliere per loro di condizionarne il percorso. La Repubblica vive della partecipazione di tutti. E questo il senso della libertà garantita dalla nostra democrazia. È anzitutto questa la ragione per cui abbiamo fiducia. Auguri, buon anno”.

Mattarella ha scelto un’altra location: un punto più familiare dell’ala neoclassica della Palazzina presidenziale

Mattarella, questa volta, ha scelto un’altra location, inedita, per il suo ottavo discorso di fine anno, andato in onda alle 20.30 e anche in streaming sui canali social del Quirinale. Dunque, non si è accomodato su una poltrona del suo studio, ha parlato in piedi e con le bandiere alle spalle, come lo scorso anno, ma in un punto più familiare dell’ala neoclassica della Palazzina presidenziale, al termine della cosiddetta Manica Lunga.