Batosta per il re delle startup Genovese. Il gup di Milano ha condannato l’imprenditore a otto anni e cinque mesi per due violenze sessuali

Genovese condannato per due violenze sessuali. Secondo il gup di Milano, l'imprenditore avrebbe drogato e abusato di due giovani

Batosta per il re delle startup Genovese. Il gup di Milano ha condannato l’imprenditore a otto anni e cinque mesi per due violenze sessuali

Alberto Genovese, l’imprenditore definito il re delle startup, è stato condannato a otto anni e quattro mesi per violenza sessuale e cessione di stupefacenti.

Si conclude con una batosta il processo sui due presunti casi di abusi, il primo avvenuto a ottobre 2020 ai danni di una 18 enne nell’attico Terrazza Sentimento e il secondo a luglio dello stesso anno a Villa Lolita a Ibiza con vittima una 23enne. In entrambi i casi, come accertato dal gup Chiara Valori, le giovani sarebbero state stordite con un mix di stupefacenti. Il giudice, inoltre, ha condannato anche l’ex fidanzata di Genovese, Sarah Borruso. Per lei, in quanto ritenuta coinvolta nel solo episodio di Ibiza, è stata inflitta una condanna a 2 anni e 5 mesi.

Il caso Genovese

Pienamente accolta la tesi della procura che chiedeva una condanna a 8 anni. Secondo quanto affermato dai pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini durante la requisitoria, dalle indagini è emerso un “quadro di devastazione e degrado umano” . Proprio per questo non avevano esitato a parlare di estrema “gravità dei fatti“, aggiungendo – sostanzialmente-  che Genovese era abituato a volere tutto ciò che desiderasse. Per questo non accettava rifiuti in una situazione di “aberrazioni condivise”, quello delle feste che avevano come tema l’uso di droga e il sesso anche estremo.

Del tutto diversa la posizione della difesa che chiedeva l’assoluzione per l’episodio nei confronti della 23enne e una pena lieve per l’altro tenendo conto del vizio parziale di mente. Per i legali, infatti, a causare le condotte finite al vaglio dei giudici sarebbe stata l’incoscienza dovuta all’assunzione costante e quindi all’abuso cronico di droghe. Una tesi che, però, è stata rigettata dal gup milanese.