Il grande buco dell’energia pulita. Si investe ancora poco nelle infrastrutture green. Un’occasione sprecata anche per creare nuova occupazione

Lo studio sull'energia pulita di Federmanager e Aiee

Nonostante la sua vocazione manifatturiera, l’Italia non ha sviluppato filiere complete per molte delle tecnologie verdi più promettenti, ma si è concentrata principalmente su componentistica, ingegnerizzazione, operation & maintenance. La conseguenza è un’accentuata dipendenza dall’estero su efficienza energetica e rinnovabili.
Questo è il principale problema emerso dallo studio “Una strategia energetica per l’Italia: Le vie per la decarbonizzazione e lo sviluppo economico e industriale” presentato ieri a Roma da Federmanager in collaborazione con Aiee (Associazione italiana economisti dell’energia).

Per raggiungere gli obiettivi di riduzione dell’inquinamento fissati al 2030 dalla SEN o dal più recente Piano Energia e Ambiente si devono fare investimenti aggiuntivi nel settore energetico di 180 miliardi di euro da qui al 2030. Questo rappresenta una grande opportunità se è vero, come stima il Piano Energia e Ambiente, che si potranno generare più di 75 mila nuovi posti di lavoro.

«Segnaliamo ancora uno sbilanciamento dell’industria sui settori a bassa tecnologia, che negli ultimi anni ci ha reso più vulnerabili rispetto alla competizione di altri player di più recente industrializzazione», ha osservato il presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla. “Riteniamo prioritario – ha detto – investire sul comparto energia producendo qui le tecnologie e le infrastrutture che servono, soprattutto quelle innovative. Questo settore genera valore aggiunto e dà spinta all’occupazione”.

Dal rapporto emerge che “l’efficienza energetica” è il settore più sviluppato, dove si è investito di più fino ad oggi nel percorso verso la decarbonizzazione e dove si produce il più alto valore aggiunto sugli investimenti (1 milione di euro investito produce 6,7 milioni di euro di valore aggiunto), con la creazione di circa 17,6 nuovi posti di lavoro (temporanei e permanenti) su milione di euro annuo investito.

Secondo lo studio Federmanager negli ultimi 5 anni l’efficienza energetica ha avuto un trend positivo incrementando la sua quota di investimento ogni anno. Il settore residenziale è al primo posto nella classifica degli investimenti in efficienza energetica (53%), segue il settore industriale (33%) ed il terziario (14%). Nel 2017 sono stati raggiunti i 6,7 miliardi di euro (+6,3% rispetto al 2016). “Bisogna spingere sugli investimenti e adottare una strategia migliorativa rispetto a quanto finora abbiamo considerato come obiettivo”, ha aggiunto Cuzzilla. “A tal fine, grazie anche all’invito dell’On. Saltamartini, stiamo collaborando con la X Commissione Attività Produttive della Camera nell’ambito dell’Indagine conoscitiva in corso sul tema per offrire una strategia sullo sviluppo industriale che crei un circolo virtuoso pubblico-privato per il rafforzamento delle filiere produttive nazionali”.

Guardando alle fonti rinnovabili, delle tre tecnologie prese a riferimento per lo sviluppo industriale nella decarbonizzazione, ovvero pompe di calore, fotovoltaico e eolico, la più promettente in termini di filiera italiana sviluppata sono le pompe di calore, da considerare la grande scommessa dell’Italia. Gli economisti di Aiee hanno evidenziato inoltre i due fattori che stanno agendo positivamente lato efficienza energetica: una maggiore diffusione di competenze manageriale esperte del settore, come la nuova figura dell’energy manager, e in secondo luogo, l’introduzione di audit energetici che obbligano di fatto le imprese ad adeguarsi agli standard di efficienza.

“Il profilo dell’energy manager è strategico per un settore ad alta complessità che si sta misurando con l’avvento di nuove tecnologie e con le sfide connesse alla sostenibilità ambientale”, ha chiarito Cuzzilla. “Per questo Federmanager intende sostenere la formazione per la crescita professionale di manager che non possono più essere squisitamente dei tecnici, bensì esperti dei processi, finanziamenti, normative in costante aggiornamento”.

Formazione, investimenti e opportunità occupazionali sono stati i temi toccati dagli speaker intervenuti al convegno di ieri: Giacomo Gargano, presidente Federmanager Roma, Sandro Neri, coordinatore commissione Energia di Federmanager e Carlo Di Primio. presidente dell’Associazione italiana economisti dell’energia. Una panoramica sullo stato di avanzamento di tutti i settori energetici è stata oggetto della tavola rotonda, moderata da Celestina Dominelli del Sole 24 Ore, a cui hanno partecipato Davide Crippa, sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Tullio Berlenghi, capo della segreteria tecnica del ministro dell’Ambiente, Dario Di Santo, managing director di Fire (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia), Dino Marcozzi, segretario generale Motus-e, Simone Togni, presidente Anev, Felice Egidi, advisor Elettricità Futura, Mario Cardoni, direttore generale di Federmanager e Angelo Artale, direttore generale di Finco.