Le Lettere

L’epoca dei demagoghi

Ormai i politici dicono tutto e il contrario di tutto, senza freni. Ma la gente abbocca sempre e non capisco perché.
Wilma De Angelis
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Gentile lettrice, la parola demagogo viene dal greco e non caso, perché tale figura è connaturata nella democrazia, che nacque con Clistene ad Atene nel 508 a.C. Da allora la cosa buona del sistema è che tutti possono dire tutto e la cosa cattiva è che tutti possono dire tutto. Ma lei ha ragione nel notare oggi più demagogia che mai. Sono al potere tre diversi ma grandi demagoghi: Berlusconi, Salvini e Meloni. Il primo prometteva meno tasse per tutti. Il secondo, per dirne una, sbraitava che il Ponte sullo Stretto sarebbe stato un favore alle mafie e adesso invece è il suo fiore all’occhiello. La terza, la Meloni… Be’, qui mi manca il respiro. La Meloni in sette mesi ha contraddetto, punto per punto, tutto ciò che aveva predicato per dieci anni fino al 12 settembre 2022, data in cui per l’Europa “è finita la pacchia”. L’abbiamo vista genuflessa ai poteri di Bruxelles. La vediamo arrancare sul Pnrr, ossia i 209 miliardi che Conte garantì all’Italia e che secondo lei erano una trappola. La vediamo in prima fila contro il Putin che lei esaltava quale padre del sovranismo. Si è sgolata urlando no al servilismo verso Usa e Nato e poi la vediamo mano nella mano con Biden, emozionata come una nipotina col nonno, in una foto che rimarrà la miserabile icona della sua storia politica. La gente però abbocca: è vero. Succede perché la metà degli italiani non vota e l’altra metà rappresenta una società basata non sull’amore di un’idea, ma sull’odio per le idee degli altri.

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