Meloni isolata dai partner Ue. E lei giura fedeltà agli Usa

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni al suo debutto mondiale al G20 a Bali continua a rimanere isolata in Europa.

Nonostante l’intervento di Sergio Mattarella, che ha avuto con il presidente francese Emmanuel Macron un colloquio per ribadire la necessità che tra Francia e Italia continui uno scambio proficuo di collaborazione, Giorgia Meloni al suo debutto mondiale al G20 a Bali continua a rimanere isolata in Europa.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni al suo debutto mondiale al G20 a Bali continua a rimanere isolata in Europa

Nessun bilaterale è previsto con i suoi colleghi europei né con Macron (l’ambasciatore di Francia in Italia, Christian Masset, lo ha escluso), né con Pedro Sanchez né con Olaf Scholz. Le agenzie di stampa danno conto di un breve scambio di battute tra il Cancelliere tedesco e la premier e tra la premier e il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ma nulla di più. La vicenda dei migranti, col tira e molla sugli sbarchi dalle navi delle Ong, inevitabilmente pesa. E il tema dei migranti sarebbe stato al centro del breve scambio con Michel.

Ma per Meloni la giornata di ieri a Bali è stata segnata soprattutto dall’incontro con il presidente americano Joe Biden e da quello con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Con Biden nulla di nuovo sotto il cielo. Nel colloquio di quasi un’ora i due leader hanno discusso del loro impegno a continuare a fornire all’Ucraina il sostegno necessario per difendersi, fa sapere la Casa Bianca in una nota.

Il colloquio si è incentrato sulla solidità dell’alleanza transatlantica e sull’eccellente cooperazione per fare fronte alle sfide globali, dalla crescita economica alla sicurezza comune, comunica invece Palazzo Chigi. Sul tavolo anche la stabilità nel Mediterraneo e nell’Indo-pacifico e i rapporti con la Cina.

Ma a Biden preme in particolar modo che Roma confermi il suo impegno per aiutare l’Ucraina “a difendersi”, anche con l’invio di armi, punto su cui trova Meloni perfettamente allineata. Ma soprattutto che l’Italia mantenga il suo baricentro spostato a Occidente, nonostante le scelte attualmente congelate, ma ancora in campo, di aprire di più a Oriente con la partecipazione alla nuova Via della Seta.

Bisogna “coordinare le risposte” ad alcune “sfide globali” a partire da quelle “poste dalla Cina”, sottolinea la Casa Bianca senza entrare nel dettaglio dei singoli dossier. Ma le richieste della Cina all’Italia vanno nella direzione opposta, come ha spiegato giorni fa anche l’incaricata d’affari Zheng Xuan, non solo sul fronte dei rapporti commerciali, che si sono comunque intensificati tra Roma e Pechino dallo scoppio della pandemia, ma anche sulla questione di Taiwan che “appartiene puramente agli affari interni della Cina”.

Un terreno impervio anche in vista dell’incontro di oggi con il presidente Xi-Jinping. Invece nel corso del colloquio con Erdogan, riferisce Palazzo Chigi, i due leader hanno posto l’accento sulla necessità di lavorare insieme per contrastare la migrazione irregolare e favorire la risoluzione della crisi libica. Meloni e Erdogan hanno anche concordato sull’opportunità di cogliere insieme le vaste potenzialità della regione mediterranea e hanno convenuto sulla necessità di proseguire con determinazione nella lotta comune contro il terrorismo.

La premier ha anche sottolineato l’importanza della cooperazione tra Italia e Turchia in ambito Nato, e ribadito la volontà di lavorare insieme per rafforzare ulteriormente le relazioni bilaterali tra Roma e Ankara. Meloni porta al vertice dei 20 grandi un discorso in gran parte in linea con il governo precedente: parla di sicurezza alimentare ed energetica dopo il padrone di casa, il presidente dell’Indonesia Joko Widodo nella prima sessione ufficiale dei lavori.

La premier sottolinea “l’impatto devastante” dell’aggressione russa cui dare una risposta comune. Tra le sfide principali il sostegno a Kiev, la diversificazione degli approvvigionamenti energetici per rispondere agli “errori del passato”, per non consentire più ai paesi produttori di usare l’energia “come un’arma”. Come sta facendo la Russia (un’arma di ricatto la definiva Mario Draghi).