Si apre a New York l’80ª Assemblea generale dell’ONU con Gaza e Palestina al centro dei lavori. Attesa per il discorso di Trump con cui, secondo il Wall Street Journal, ribadirà il ruolo unilaterale degli Usa

Si apre a New York l’80ª Assemblea generale dell’ONU con Gaza e Palestina al centro dei lavori. Attesa per il discorso di Trump

Si apre a New York l’80ª Assemblea generale dell’ONU con Gaza e Palestina al centro dei lavori. Attesa per il discorso di Trump con cui, secondo il Wall Street Journal, ribadirà il ruolo unilaterale degli Usa

Si apre oggi a New York l’80ª Assemblea generale delle Nazioni Unite (Unga80), in un clima di tensione senza precedenti. Al centro dei lavori ci sarà la guerra a Gaza e la delicata questione del riconoscimento dello Stato di Palestina, tema che promette di spaccare la comunità internazionale.

Da una parte gli Stati Uniti, affiancati da Israele, contrari a ogni passo unilaterale che porti al riconoscimento; dall’altra un fronte guidato da Francia e Regno Unito, a cui si uniscono Canada, Australia, Malta, Belgio, Lussemburgo e Portogallo, determinati a formalizzare il sostegno alla Palestina. Una scelta definita “simbolica” dagli Usa, ma di enorme peso politico e diplomatico.

La conferenza sulla Palestina

La giornata di apertura è scandita da una Conferenza di alto livello sulla risoluzione pacifica della questione palestinese, co-presieduta da Francia e Arabia Saudita. Proprio in questa sede dovrebbe arrivare la formalizzazione del riconoscimento da parte di Parigi, Londra e Malta.

Il dibattito generale dell’Assemblea prenderà il via domani, senza la delegazione palestinese: Washington ha negato i visti ai funzionari dell’Autorità Nazionale Palestinese. Tuttavia, grazie a una risoluzione approvata il 19 settembre, il presidente Mahmud Abbas (Abu Mazen) interverrà con una dichiarazione preregistrata.

Dal 2012 la Palestina gode dello status di Stato osservatore non membro, ma la spinta a un riconoscimento pieno è cresciuta dopo l’ultima escalation di violenze a Gaza. Il 12 settembre l’Assemblea aveva già votato la cosiddetta dichiarazione di New York per l’attuazione della soluzione a due Stati, con 142 voti a favore, 10 contrari e 12 astenuti.

Israele respinge, Italia cauta

Il governo israeliano continua a respingere ogni pressione internazionale. Il portavoce del ministero degli Esteri, Oren Marmorstein, ha scritto su X che il riconoscimento “non promuove la pace, ma destabilizza ulteriormente la regione e mina la possibilità di ottenere in futuro una soluzione pacifica”.

L’Italia, come altri Paesi europei, ribadisce la linea della soluzione a due popoli e due Stati, ma senza accelerazioni. La premier Giorgia Meloni, attesa mercoledì al Palazzo di Vetro, ha già chiarito che “i tempi non sono maturi per un riconoscimento unilaterale”. A New York ci sarà anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che parteciperà a briefing sul Medio Oriente e sull’Ucraina, oltre che alla riunione ministeriale del Gruppo Amici dei Balcani Occidentali.

Trump e l’America “unilaterale”

Grande attesa per il discorso di Donald Trump, previsto domani. Secondo il Wall Street Journal, il presidente americano ribadirà la sua visione di un’America forte e unilaterale, capace di esercitare la propria influenza anche al di fuori delle istituzioni multilaterali.

Negli ultimi anni Washington ha ridotto drasticamente i contributi al bilancio dell’Onu e, secondo la Casa Bianca, l’organismo appare “incapace di affrontare le crisi e sempre più ostile a Israele”. Il portavoce Davis Ingle ha anticipato che Trump “esporrà la sua visione di un mondo sicuro, prospero e pacifico” e rivendicherà che “sotto la sua guida, il globo è più stabile”.

Il discorso arriva mentre diversi alleati storici degli Stati Uniti, tra cui Francia, Regno Unito, Canada e Australia, si preparano ad annunciare il riconoscimento della Palestina, sfidando apertamente la Casa Bianca e Israele.

Ucraina e Russia sullo sfondo

Accanto a Gaza, il tema dell’Ucraina rischia di passare in secondo piano. Il presidente Volodymyr Zelensky interverrà mercoledì per cercare di riportare l’attenzione internazionale sul conflitto e rafforzare il sostegno occidentale in una fase di stallo nei negoziati e di tensioni crescenti tra Mosca e la Nato.

La Russia sarà rappresentata dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov, atteso sabato. In agenda anche un incontro di alto livello del Consiglio di Sicurezza sull’Ucraina.