Ancora un suicidio in carcere. Stavolta è accaduto a Modena, dove un giovane detenuto di 24 anni, di origine tunisina, si è tolto la vita nella serata di ieri all’interno della sua cella nella sezione accoglienza. Il ragazzo, secondo quanto reso noto dalla Uilpa Polizia Penitenziaria, era stato trasferito da poco in quell’area.
Con questo episodio, salgono a 62 i suicidi registrati nelle carceri italiane dall’inizio del 2025, a cui si aggiungono un internato in una Rems e tre operatori. Un bilancio che il sindacato definisce drammatico e che riporta al centro del dibattito pubblico le condizioni del sistema penitenziario.
Suicidio in carcere a Modena: 24enne si toglie la vita. Uilpa: “Siamo a 62 dall’inizio dell’anno”
“Mentre al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria si esercitano nel pestare l’acqua nel mortaio, nelle carceri si continua a soffrire e a morire”, denuncia Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa. “I detenuti subiscono una carcerazione non rispettosa dei principi di civiltà, e gli agenti della Polizia penitenziaria vivono turni massacranti, fino a 26 ore continuative, con oltre 2.500 aggressioni subite dall’inizio dell’anno”.
La situazione a Modena appare particolarmente critica: nell’istituto penitenziario sono presenti 580 detenuti a fronte di 371 posti regolamentari, con un organico di soli 225 agenti, mentre ne servirebbero almeno 296. Un quadro che si inserisce nel contesto nazionale, dove i reclusi sono oltre 63mila contro una capienza regolamentare di 46.560, e alla polizia penitenziaria mancano più di 20mila unità.
Per la Uilpa non bastano più misure tampone: occorre intervenire con urgenza su più fronti. Il sindacato chiede provvedimenti deflattivi per il sovraffollamento, il potenziamento degli organici, una maggiore assistenza sanitaria, ristrutturazioni degli edifici e dotazioni adeguate. “Va rifondato il sistema detentivo – conclude De Fazio – perché oggi nelle carceri italiane si soffre e si muore più del necessario”.