Insulti a lanci di ortaggi da una parte. Applausi e cori di gradimento dall’altra. Alla fine per Matteo Salvini, in quel di Livorno, ieri è stato quasi un pareggio. Il leader del Carroccio è sbarcato nella città toscana per promuovere la Lega in vista delle elezioni regionali. Mattina movimentata e carica di tensione. Le camionette della polizia hanno presidiato per ore il centro storico. Salvini è arrivato intorno alle 9,30, come da programma, indossando una felpa con la scritta Livorno. Ed è stata subito bagarre. I contestatori, oltre un centinaio, assiepati sotto i portici di via Grande sul lato opposto rispetto al gazebo della Lega, gli hanno urlato di tutto: “Levala, Livorno è un’altra cosa”. “Levala, Livorno è antifascista”. A seguire un campionario irripetibile di insulti di ogni genere. Si è trattato di attivisti dei centri sociali, area antagonista e gruppi vari. “Ringrazio la Livorno democratica, diamo una lezione di democrazia a questi sfigati”, ha risposto subito Salvini alzando il proprio iPad e in contemporanea anche il dito medio della mano e filmando i contestatori. Subito dopo sono piovute uova e pomodori, senza che il leader del Carroccio venisse colpito. Il clima è diventato ancora più teso. “Mi impegno a tornare a Livorno una, due, tre, quattro volte – ha continuato il leader del Carroccio – fino a quando non sarà possibile anche qui manifestare liberamente. Livorno diventi una città sicura e democratica”. Da una parte i fischi, dall’altra, fra i suoi applausi e cori. Del resto man mano che si avvicinano gli appuntamenti elettorali i comizi e le manifestazioni si moltiplicano. E con essi anche il rischio di essere oggetto di veementi contestazioni.
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