Il Centrodestra senza più un leader

di Gaetano Pedullà

Berlusconi l’ha costruito e Berlusconi lo sta distruggendo. Da ieri il Centrodestra italiano ha imboccato una strada che porta al declino. Neppure lo schiaffo della Giunta del Senato ha suscitato una reazione degna di tal nome. Nel video con le solite accuse alla magistratura – che lo ha fatto fuori colpendolo al cuore con la sentenza Mediaset e al portafoglio con il lodo Mondadori – il Cavaliere si è mostrato impotente di fronte al sopruso e incoerente con i suoi carnefici in Parlamento. I nemici politici lo massacrano, ma la strana alleanza con il Pd e il governo restano in piedi. Quando sarà il momento, vedremo quanto hanno gradito gli elettori. Vince la linea dell’attesa, della stabilità per stare immobili o per conservare quel po’ di potere che resta. Nessun sussulto, neppure un’ombra di quella suggestione che ha trascinato per anni milioni di italiani verso sogni traditi e riforme rimaste sulla carta. Un Cav mai visto così spompo ha perso l’occasione per riscattare tutte insieme le promesse mancate, facendo un passo avanti per mettere fine all’inciucio di Palazzo Chigi, a costo di andare all’opposizione, oppure un passo indietro per far nascere un nuovo polo dei moderati. Invece si va avanti così, con il ritorno al passato di Forza Italia e la promessa di grandi cambiamenti domani, mentre oggi tutto resta nella palude. Se non l’avesse inventata proprio lui, la definizione di teatrino della politica qui sì che ci starebbe bene. Ora tornare alle urne diventa la priorità per Renzi, Grillo e un po’ di quella Sinistra rimasta fuori dal Palazzo (come Di Pietro). A difendere il governo, con la pistola puntata della stabilità che ci impongono l’Europa e i mercati, restano invece tutti gli altri. Un inchino ai poteri forti che ci porterà sugli scogli. La prova? Ieri l’Italia ha ufficialmente sforato il sacro tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil. Più sacrifici facciamo, più cresce il debito. Che altro serve per dimostrare che così si affonda?