Lo spreco infinito dei carri armati: dagli anni ’70 spesi 30 miliardi di euro. Così nasce l’incredibile cimitero dei tank

Uno spreco infinito. Carri armati comprati e poi mai utilizzati. Tutto per avvantaggiare le industrie armate. Il risultato non può che essere questo...

Immaginate un’immensa distesa occupata da migliaia e migliaia di carri armati. No, non è un esercito schierato pronto a dar battaglia come non accade dai tempi della II Guerra Mondiale. Siamo, più modestamente, nel “Parco Mezzi Cingolati e Corazzati” dell’Esercito a Lenta, tra i boschi e le risaie del vercellese. Pochi probabilmente ne sono a conoscenza. Ma qui giacciono migliaia di carri armati e blindati: non solo ferri vecchi degli anni ’70 e ’80, ma anche mezzi moderni ancora funzionanti che aspettano solo di essere rottamati e venduti oppure ceduti alle forze armate di Paesi stranieri a titolo gratuito o addirittura a spese della Difesa (che deve pagare i lavori di ripristino). A denunciare l’ennesimo scandalo è stato “Milex”, l’Osservatorio sulle spese militari di Francesco Vignarca ed Enrico Piovesana.

Pochi giorni fa è stato pubblicato un dossier che fa il punto su quanto spendiamo complessivamente per comprare armi e mezzi militari. La cifra è a dir poco pazzesca: per l’anno 2017 l’Italia destina circa 23,3 miliardi di euro alle spese militari, pari a oltre 64 milioni di euro al giorno, 2,7 milioni di euro all’ora, 45mila euro al minuto.  Così, giusto per dire. E così, in questo quadro spiccano le spese per cingolati e carri armati disposte, soprattutto negli ultimi anni, dal ministero della Difesa guidato da Roberta Pinotti.

Cingolati abbandonati – Nel dossier i numeri parlano da soli. Dopo la fine della Guerra Fredda, denuncia Milex, l’Italia ha comprato quasi duemila tra mezzi corazzati cingolati e ruotati da combattimento per un totale di circa 30 miliardi di euro. Insomma, parliamo di un’armata chiaramente sproporzionata rispetto alle esigenze operative. Ma facciamo qualche esempio delle folli commese militari degli ultimi anni. Partiamo dai 120 carri armati Leopard 1A5 (ammodernati nel 1995 dalla Oto Melara per 534 miliardi di lire). Di questi solo 16 sono stati schierati in Kosovo nel 1999, per poi essere dismessi nel 2007 e lasciati a marcire nel deposito di Lenta.

Altro esempio: 200 carri armati Ariete della Oto Melara (comprati per 1.692 miliardi di lire), sei schierati in Iraq nel 2004, solo una quarantina ancora operativi. Finita qui? Certo che no: 200 carri Dardo della Oto Melara (comprati nel 1998 per 558 milioni di euro), sei schierati in Iraq nel 2004, 5 in Libano nel 2006 e 20 in Afghanistan nel 2007, solo la metà ancora operativi. Il resto a Lenta. Esattamente come capitato ai blindati Puma (acquistati per 305 milioni di euro): 600 compati, 12 schierati in Libano nel 2006, inviati anche in Afghanistan ma subito ritirati perché troppo insicuri.  Ed ecco allora che è inevitabile il cimitero di Lenta.  E tale resterà dato che, denuncia il dossier, “continuerà inevitabilmente ad accogliere carri e blindati che la Difesa continua ad acquistare in grandi quantità e a prezzi elevatissimi per sostenere la produzione e l’export dell’industria militare”. Senza che, secondo l’Osservatorio, ci sia concreto bisogno militare-operativo.

Tw: @CarmineGazzanni