Pressing Ue sul Mes. Meloni finisce spalle al muro

L’Europa stringe attorno al collo dell’Italia il cappio del Mes. Dalla Spagna alla Francia i più grandi Paesi chiedono che lo ratifichiamo.

Pressing Ue sul Mes. Meloni finisce spalle al muro

L’Europa stringe attorno al collo dell’Italia il cappio del Mes. Dalla Spagna alla Francia i più grandi Paesi chiedono che lo ratifichiamo. E ai richiami della Commissione europea per la ratifica si aggiungono quelli della Bce. Nella prima giornata di lavori dei ministri delle Finanze dei 27 non si parla d’altro.

L’Europa stringe attorno al collo dell’Italia il cappio del Mes. Dalla Spagna alla Francia i più grandi Paesi chiedono che lo ratifichiamo

“Credo che la ratifica sarebbe positiva perché avere il backstop in caso di difficoltà servirebbe a tutti gli Stati membri”, ha sintetizzato la presidente della Bce, Christine Lagarde. “Riconosco la grande importanza” che la ratifica ha “per il Parlamento e il Governo italiano, e rispettiamo pienamente la possibilità che l’Italia decida di non accedere mai alla capacità che verrebbe data al Mes dalla ratifica del trattato. Ma ne abbiamo bisogno in modo che i paesi che lo vogliono possano accedervi se ne hanno bisogno”, ha puntualizzato il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe.

Il direttore del Meccanismo europeo di stabilità, Pierre Gramegna, che a gennaio ha già incontrato la premier Giorgia Meloni, si impegna a spiegare meglio “lo scopo di questo ‘backstop’ del Mes” alle istituzioni italiane. “Nei tempi e nei modi che il Governo e il Parlamento italiano decideranno, la ratifica italiana del Mes non dovrebbe essere in discussione. È stata decisa più di due anni fa”, ha puntualizzato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni.

Dalla Francia alla Spagna – ma si sta esaurendo anche la pazienza della Germania – tutti i grandi paesi, dicevamo, fanno pressing sull’Italia perché proceda a ratificarlo. “Voglio solo sottolineare che il backstop del Mes – la rete di protezione – offre tutele eque ed efficienti per tutti i membri”, ha detto il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire. “Attendiamo da anni la ratifica da parte di tutti gli Stati membri di questa riforma del Mes, che è uno strumento importante per garantire la stabilità finanziaria dell’intera zona euro e speriamo che una volta che abbiamo già avuto l’avallo da parte della Germania, l’Italia lo ratifichi”, ha aggiunto la ministra delle Finanze spagnola Nadia Calvino.

Il nostro Paese è rimasto l’unico a non averlo votato in Parlamento. E fino a quando non lo farà il trattato non potrà essere operativo. Al suo interno, oltre al fondo che interviene in caso di difficoltà finanziarie, ci sono strumenti funzionali ad affrontare eventuali crisi bancarie. Che di questi tempi non sono certo impossibili dopo i casi di Credit Suisse e l’americana Svb.

Giorgetti: “Bisogna approfondire, lo faremo. Una cosa per volta”

Ma il governo italiano continua a far melina. “Bisogna approfondire, lo faremo. Una cosa per volta”, dice Giorgetti prima di volare a Stoccolma per confrontarsi con i suoi omologhi europei. Sulla questione i partiti della maggioranza hanno sensibilità diverse. Se Forza Italia ha sempre manifestato disponibilità alla ratifica del trattato, FdI e Lega sono sordi totalmente ai richiami dell’Europa.

Due giorni fa a Montecitorio i deputati di FdI hanno bloccato i lavori in commissione Esteri, dove sono in discussione due proposte di legge, di Pd e Iv, per la ratifica del Mes, chiedendo di non procedere con la votazione finché il governo non dà elementi informativi ulteriori. Insomma il Mes per l’Italia è l’ennesimo fronte aperto con l’Europa, dopo i migranti, i balneari e il Green Deal. L’Italia, c’è chi maligna, potrebbe utilizzare la ratifica del Mes come partita di scambio sul Patto di stabilità, al fine di avere per quest’ultimo regole più favorevoli a paesi altamente indebitati come il nostro. Ma, data l’aria che tira, difficilmente Bruxelles farà sconti all’Italia.

 

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