Aiuti di Stato nel mirino dell’Ue

di Stefano Sansonetti

Adesso a tremare è il gruppo Ferrovie dello Stato. E, in un certo senso, anche il ministero del Tesoro che ne è azionista di controllo. Del resto da Bruxelles, due giorni fa, è arrivata una notizia che è in grado di scatenare un terremoto. Il commissario Ue alla concorrenza, Joaquin Almunia, ha infatti annunciato un’indagine sui trasferimenti da 990 milioni di euro l’anno che lo Stato italiano gira all’Inps per coprire il pesante squilibrio previdenziale ereditato dall’Ipost, ovvero l’ex istituto che gestiva le pensioni di Poste italiane (vedi La Notizia di ieri). Per Almunia potrebbe trattarsi di aiuti di Stato non compatibili con la normativa comunitaria. E qui spuntano rischi di non poco conto anche per le Ferrovie dello Stato, oggi guidate da Mauro Moretti. Si dà infatti il caso, come rivelato da La Notizia del 14 gennaio scorso, che il gruppo si trovi in una situazione molto simile a quella delle Poste.

Cifre da capogiro
Dal bilancio dello Stato, infatti, emerge la voce “contributo per la copertura del disavanzo del fondo pensioni per il personale delle Fs”. A quanto ammonta ogni anno? Una tombola, ovvero in media 4 miliardi di euro. Va chiarito che non sono trasferimenti diretti dal Tesoro alle Fs, ma risorse che vengono girate da via XX Settembre all’Inps, nel quale è di fatto confluito dal 1999 il soppresso Fondo di previdenza del personale delle Ferrovie. Certo è che ricostruire lo storico di questi trasferimenti è semplicemente impressionante. Nel 2006, per esempio, il Tesoro ha girato 3,8 miliardi, leggermente calati a 3,7 l’anno successivo. Dal 2008 al 2011, però l’assegno è salito a 3,9 miliardi per ciascun esercizio. Nel 2012 siamo cresciuti a 4 miliardi, la stessa cifra presa in considerazione per il 2013. Ma non è finita qui, perché nelle previsioni per il prossimo triennio si prevedono somme anche più alte: 4,3 miliardi per il 2014, che salgono a 4,35 miliardi per ciascuno degli anni 2015 e 2016. Insomma, ci troviamo di fronte a un conto salatissimo: considerando il decennio che va dal 2006 al 2016 sarà costato in tutto 44 miliardi di euro. Risorse complessivamente pubbliche.
Lo scenario
Come si vede, quindi, ci troviamo di fronte a un canovaccio molto simile a quello seguito per ripianare i buchi previdenziali delle Poste. In entrambi i casi si tratta di fardelli ereditati da gestioni passate, i cui squilibri sono poi stati trasferiti all’Inps con tanto di trasferimenti annuali puntualmente perfezionati dallo Stato per non far saltare in aria i sistemi pensionistici. Per Poste l’indagine per presunti abusi di Stato arriva nel momento peggiore, ossia quello della cessione di quote del colosso pubblico sul mercato. Per Fs la situazione al momento è diversa, visto che si parla “solo” di una valorizzazione della controllata Centostazioni. Ma per il gruppo guidato da Moretti una più consistente cessione di quote sul mercato è sempre in agenda. E un’indagine da parte dell’Ue, se mai dovesse concretizzarsi, non sarebbe certo una buona notizia.

La spiegazione
All’epoca dell’uscita dell’inchiesta de La Notizia, Ferrovie dello Stato ha fornito spiegazioni per bocca di Domenico Braccialarghe, direttore centrale risorse umane e organizzazione. In materia pensionistica, ha puntualizzato il manager, “il legislatore ha trasferito all’Inps ben 15 anni fa tutte le competenze e gli obblighi di Fs”. Come dire: parliamo di una preistoria già regolata per legge. Lo stesso Braccialarghe, però, ha riconosciuto che “lo sbilancio del Fondo dei ferrovieri è da ascriversi alla quantità degli assegni erogati. Un numero certo elevato che va in buona parte ricondotto alle politiche di riduzione del personale Fs intervenute negli anni ‘90 in contesti normativi che consentivano di accedere al trattamento pensionistico anche con requisiti di età e contribuzione molto più favorevoli di quelli attuali”. E così, ha concluso il manager, “il conto di quella prodigalità è pagato oggi dall’Inps e, indirettamente, dallo Stato “ Che trasferisce soldi all’Inps, non alla Fs. Peccato, però, che tutta la materia ora sia a rischio indagine da parte della Ue.

Twitter: @SSansonetti